“GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE”

evento

dal 20 Novembre 2024 al 13 Marzo 2026

PERCORSO NUMERO TRE (MESE DI NOVEMBRE). “GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE”

Cos'è

PERCORSO NUMERO TRE (MESE DI NOVEMBRE).

“GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE”

 

“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.” (William Shakespeare)

AMORE non si scrive con A di AGGREDIRE, con M di MOLESTARE, con O di ODIARE, con R di RICATTARE con E di ELIMINARE.

Purtroppo, la violenza sulle donne è un fenomeno che non sembra avere fine. Ogni giorno leggiamo o sentiamo storie di donne maltrattate sia fisicamente che psicologicamente. Il tema della violenza sulle donne va dunque trattato e affrontato con una particolare cura, è necessario sensibilizzare le persone su questo argomento, a partire dai più giovani.

Ogni anno, il 25 novembre si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi, per combattere la discriminazione e le disuguaglianze di genere.

È stata scelta questa data per commemorare la vita, l’attivismo e soprattutto il coraggio di quattro sorelle: Patria, Maria Teresa, Minerva e Adela Mirabal, soprannominate “Las mariposas”, ovvero farfalle che hanno combattuto per la libertà del loro paese.

Il 25novembre 1960 le quattro sorelle vennero torturate e uccise dal sicario Trujllo, i loro corpi furono gettati in un dirupo per simulare un incidente. L’indignazione per la loro morte, che nessuno credette accidentale, sollevò un moto di orrore sia in patria che all’estero, ponendo l’attenzione internazionale sul regime domenicano e sulla cultura machista che non tollerava di riconoscere alle donne l’occupazione di uno spazio pubblico e politico. È in ricordo delle mariposas che ogni 25 novembre si inaugura un periodo di sedici giorni dedicato all’attivismo contro la violenza di genere, che si conclude il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei diritti Umani.

Ormai da diversi anni, i simboli contro la violenza sulle donne sono tanti. Le scarpe rosse simboleggiano il vuoto lasciato dalla perdita di una donna e rappresentano la battaglia contro i maltrattamenti. La loro storia nasce in Messico, a Ciudad Juárez, città tristemente nota per il numero sconcertante dei femminicidi avvenuti negli ultimi vent’anni. Un’artista messicana, Elina Chauvet, per ricordare le donne vittime di violenza, compresa la sorella assassinata dal marito a soli vent’anni, posizionò in una piazza della città 33 paia di scarpe, femminili tutte rosse.

Il colore rosso rappresenta il sangue e il sacrificio delle vittime. È stato in seguito adottato per simboleggiare in maniera più ampia il contrasto alla violenza di genere, in particolare con le panchine, luogo simbolico attorno al quale raccogliersi per riflettere. La panchina rossa oggi viene utilizzata per dire no alla violenza, nello specifico a quella domestica, per sottolineare come avvenga anche in contesti comunitari e familiari. La violenza contro le donne rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti. Ancora oggi, spesso non viene denunciata a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano, nella maggior parte dei casi la donna che denuncia risulta essere già stata vittima di pregressi maltrattamenti, taciuti per anni. Questo tipo di violenza può essere attuata in modi diversi: può essere fisica, sessuale, psicologica, economica, matrimonio forzato, sfruttamento sessuale, mutilazione genitale femminile.

“SE DOMANI SONO IO,

SE DOMANI NON TORNO, MAMMA, DISTRUGGI TUTTO.

SE DOMANI TOCCA A ME,

VOGLIO ESSERE L’ULTIMA.” (Cristina Torres Cáceres)

Dopo la tragica morte di Giulia Cecchettin, questa frase, tratta dalla poesia dell’attivista peruviana, è diventata il grido di questi ultimi tempi nelle storie social e sui giornali. Un grido che si espande, che si fa testimonianza devastante di un male profondo che necessita di essere sradicato.

La violenza di genere è la manifestazione di secoli di cattiva educazione, di un maschilismo radicato e orgoglioso, indicibile nella concezione stessa del suo assetto di potenza, di struttura sociale. Non si tratta solo di lottare attivamente contro il femminicidio e gli abusi fisici e psicologici, ma anche contro il linguaggio e i comportamenti dominanti nella nostra società quando schiacciano le donne, relegandole a ruoli secondari, facendole sentire giudicate per le loro scelte personali, limitandole nella libertà di espressione, costringendole a adeguarsi a modelli socialmente accettati perché di stampo patriarcale. Ogni occasione mancata nel fermare queste violenze è un’occasione che perdiamo nel dare alle donne un futuro in cui possano vivere senza paure, agli uomini la possibilità di liberarsi da standard di comportamento aggressivi, repressivi, basati sul possesso delle donne e dei loro corpi.

È il 1999 quando le Nazioni Unite scelgono la data del 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Le cause sono molteplici, spesso affondano in un contesto culturale obsoleto, violento. È imperativo conoscere, comprendere, porsi domande e, soprattutto, impegnarsi per un futuro diverso, in cui ci si mette in discussione e ci si supporta reciprocamente.

La violenza di genere può assumere diverse forme, dalla discriminazione sul luogo di lavoro al gaslighting, dall’ abuso emotivo alle percosse, dalla minaccia di stupro al femminicidio. Una serie di soprusi che devono essere ricondotti alloppressione sistematica a cui è da secoli soggetta la figura femminile, una visione tanto radicata nel nostro inconscio da essere implicitamente interiorizzata da uomini e donne.

La vicenda della giovane Giulia Cecchetin ha destato molto scalpore nell’opinione pubblica sia per le modalità con cui è stato commesso il crimine, sia per la giovane età della vittima, sia per l’ambiente in cui è maturato il delitto. Tale episodio ha accelerato il processo di approvazione del disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri in data 7 giugno 2023 in cui erano previste norme più rigorose per contrastare il dilagante fenomeno dei femminicidi.

Si osserva che già nel 2013 il Parlamento aveva ratificato la Convenzione di Istanbul redatta nel 2011 dal Consiglio di Europa, un’organizzazione che raggruppa 46 Paesi, tra cui 27 stati membri dell’Unione Europea. Ma il più significativo intervento in materia è stato realizzato con la legge

n.69/2019(c.d. Codice rosso ).Tale provvedimento reca modifiche al codice penale .Si compone di 21 articoli ,che individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l’instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l’ eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime, inoltre incide, sul codice penale per inasprire le pene .

Oltre alle commissioni parlamentari, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha attivato tre piani strategici nazionali sulla violenza maschile contro le donne, noti come piani antiviolenza”, per sostenere l’azione del governo nella lotta alla violenza di genere. I piani antiviolenza sono strutturati in quattro ambiti definiti quattro P:” prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, assistenza e promozione”. Su iniziativa della Canadian Women’s Foundation è nato, durante il periodo del Covid, il Signal for Help, o Segnale d’aiuto. È importante perché non verbale ed è potente indipendentemente dalla lingua e dalla cultura. Pollice della mano piegato, quattro dita in alto e poi chiuse a pugno: un segnale che vale come urgente richiesta d’aiuto, che tutti dobbiamo sapere riconoscere e replicare qualora ce ne fosse bisogno, diventato popolare in tutto il mondo, per poter denunciare una situazione di violenza anche in presenza del proprio aggressore. Il 14 maggio 2024, il Consiglio europeo ha adottato la direttiva UE sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica “Legge sul femminicidio”. In questo modo, l’Unione europea dispone, per la prima volta, di una legge che combatte efficacemente la violenza contro le donne in tutte le sue forme. La direttiva criminalizza a livello UE la violenza contro le donne, sia offline che online .Vengono vietate alcune forme di violenza come le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati, parallelamente vengono affrontate le forme più diffuse di violenza informatica, che si configura come un problema urgente, data la diffusione esponenziale e l’ impatto drammatico della violenza online .In questo contesto, viene denunciata la condivisione non consensuale di immagini intime (compresi i deepfake),il cyberstalking e le molestie informatiche (compreso il cyber flashing). Infine, richiede agli Stati membri di istituire misure preventive, tra cui misure specifiche per prevenire lo stupro e promuovere il ruolo centrale del consenso nelle relazioni sessuali. Gli Stati membri avranno tempo fino al 14 giugno 2027 per recepire la direttiva nelle rispettive legislazioni e politiche nazionali.

Ma nessuna legge potrà mai essere veramente efficace contro la violenza di genere quanto la prevenzione.

Prevenzione finalizzata alle nuove generazioni che parta dal rispetto delle differenze, per arrivare al raggiungimento dell’uguaglianza come valore universale. Il concetto di parità va impartito nei luoghi dell’educazione sin dalla prima infanzia, trasmettendo l’arricchimento che deriva dalla diversità di ognuno, da rispettare e valorizzare.

Perché domani è troppo tardi bisogna agire oggi!

Attività proposta per il mese di novembre.

Ai fini di sensibilizzare ulteriormente gli studenti, su questo importante tema, la biblioteca scolastica propone la composizione di “nuove” poesie, attraverso la tecnica del caviardage (scrittura creativa). Questo metodo consiste nel creare dei brevi componimenti poetici (bastano 4/5 parole). La base della tecnica prevede di partire da un testo già scritto, anziché da un foglio bianco, leggerlo, lasciandosi ispirare dalle parole che colpiscono di più. A questo punto, bisognerà mettere in evidenza i termini che rappresentano la struttura del componimento, cerchiandoli con un pennarello, o sottolineando con delle penne/matite colorate, si mantengono quelle che danno vita alla poesia vera e propria, perché ritenute più significative, più rispondenti alle proprie emozioni, si potrà abbellire la pagina con dei disegni. Si anneriscono, si coprono le parole considerate “inutili”. Questo in parole povere, perché in realtà dietro alla tecnica del caviardage ci sono una filosofia e dei benefici tutti da scoprire. Gli alunni vengono stimolati nella loro creatività, il testo non è più quello preimpostato, ma saranno gli stessi studenti i veri protagonisti, con la scelta delle parole che risuonano più forti dentro ad ognuno, combinandole in nuovo componimento che danno voce ad emozioni profonde, difficili da esprimere nel quotidiano. L’esperienza del Caviardage porta un insegnamento più grande del prodotto finale stesso: si tratta di trovare la spinta vitale e la bellezza anche quando la vita si riduce in macerie. La forza della poesia, intensa e senza vincoli, sa esprimere con tutta la detonazione di un verso la rabbia, il dolore e l’affermazione di sé, contro la violenza sulle donne. Oggi! Sempre!!!!

Gli studenti potranno scegliere liberamente una delle poesie sottoelencate, dando ascolto alla voce interiore per “illuminare” con un colore, solo le parole più rispondenti alle proprie emozioni per dire NO ALLA VIOLENZA. Gentilissimi si richiede di firmare il proprio elaborato, specificando anche la classe, i lavori dovranno essere raccolti in una cartella, fornita dalla biblioteca, che rimarrà a vostra disposizione in classe sino al 5 dicembre. Per ulteriori chiarimenti rivolgersi alla responsabile della biblioteca. Grazie per la collaborazione.

ESEMPI

Dedicato alle donne di Madre Teresa di Calcutta

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione non hanno età.

Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.

Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.

Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite …… insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.

Fai in modo che invece di compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni  non potrai correre, cammina veloce.

Quando non potrai camminare veloce, cammina.

Quando non potrai camminare usa il bastone

Però non trattenerti mai!

 

Morte di una donna: la gelosia che spegne la vita di Cesare Pavese

L’uomo vecchio ha la terra di giorno, e di notte ha una donna ch’è sua – ch’era sua fino a ieri.

Gli piaceva scoprirla, come aprire la terra,  e guardarsela a lungo, supina nell’ ombra attendendo.

La donna sorrideva occhi chiusi.

L’uomo vecchio stanotte è seduto sul ciglio del suo campo scoperto, ma non scruta la chiazza della siepe lontana, non distende la mano a divellere un’erba.

Contempla tra i solchi un pensiero rovente.

La terra rivela se qualcuno vi ha messo le mani e l’ha infranta: lo rivela anche al buio.

Ma non c’è donna viva che conservi la traccia della stretta dell’uomo.

L’ uomo vecchio si è accorto che la donna sorride  solamente occhi chiusi, attendendo supina, e comprende improvviso che sul giovane corpo passa in sogno la stretta di un altro ricordo.

L’uomo vecchio non vede più il campo nell’ ombra. Si è buttato in ginocchio, stringendo la terra come fosse una donna e sapesse parlare.

Ma la donna distesa nell’ ombra, non parla.

Dov’è stesa occhi chiusi la donna non parla né sorride, stanotte, dalla bocca piegata alla livida spalla.

Rivela sul corpo finalmente la stretta di un uomo: la sola che potesse segnarla, e le ha spento il sorriso.

 

Ne li occhi porta la mia donna Amore di Dante Alighieri.

Ne li occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch’ella mira;

ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core, sì che, bassando il viso, tutto smore, e d’ ogni suo difetto allor sospira: fugge dinanzi a lei superbia ed ira.

Aiutatemi, donne, farle onore.

Ogni dolcezza, ogne pensero umile nasce nel core a chi parlar la sente, ond’è laudato chi prima la vide.

Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si pò dicer né tenere a mente, sì, è novo miracolo e gentile.

 

Ti meriti un amore di Frida Kahlo

Ti meriti un amore che ti voglia spettinata, con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta, con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.

Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura, in grado di mangiarsi il mondo quando cammina  accanto a te, che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.

Ti meriti un amore che voglia ballare con te, che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi  e non si annoi mai di leggere le tue espressioni.

Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti, che ti appoggi quando fai la ridicola, che rispetti il tuo essere libera, che ti accompagni nel tuo volo, che non abbia paura di cadere.

Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie, che ti porti il sogno, il caffè e la poesia.

 

Elogio alla morte di Alda Merini

Se la morte fosse un vivere quieto, un bel lasciarsi andare, un’acqua purissima e delicata  deliberazione di un ventre, io mi sarei già uccisa.

Ma poiché la morte è muraglia, dolore, ostinazione violenta, io magicamente resisto.

Che tu mi copra di insulti, di pedate, di baci, di abbandoni, che tu mi lasci e poi ritorni senza un perché  senza variare di senso  nel largo delle mie ginocchia, a me non importa perché tu mi fai vivere, perché mi ripari da quel gorgo  di inaudita dolcezza, da quel miele tumefatto ed impreciso  che è la morte di ogni poeta.

 

Orlo di Sylvia Plath

La donna è a perfezione. Il suo morto corpo  ha il sorriso del compimento,  un’illusione di greca necessità scorre lungo i drappeggi  della sua toga, i suoi nudi piedi sembrano dire:

Abbiamo tanto camminato, è finita.

Si sono rannicchiati i morti infanti  ciascuno come un bianco serpente  a una delle due piccole  tazze del latte, ora vuote.

Lei li ha riavvolti  dentro il suo corpo come petali  di una rosa richiusa quando il giardino  s’ intorpidisce e sanguinano odori  dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.

Niente di cui rattristarsi ha la luna che guarda dal suo cappuccio d’osso.

A certe cose è ormai abituata.

Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

 

In piedi, signori, davanti a una donna di William Shakespeare

 

Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi, Signori, in piedi davanti ad una Donna!

E non bastasse questo, inchinatevi ogni volta che vi guarda l’anima, perché Lei la sa vedere, perché Lei sa farla cantare.

In piedi, Signori, ogni volta che vi accarezza una mano, ogni volta che vi asciuga le lacrime come foste i suoi figli, e quando vi aspetta, anche se Lei vorrebbe correre.

In piedi, sempre in piedi, miei Signori, quando entra nella stanza e suona l’amore  e quando vi nasconde il dolore e la solitudine  e il bisogno terribile di essere amata.

Non provate ad allungare la vostra mano per aiutarla, quando Lei crolla sotto il peso del mondo.

Non ha bisogno della vostra compassione.

Ha bisogno che voi vi sediate in terra vicino a Lei  e che aspettiate che il cuore calmi il battito, che la paura scompaia, che tutto il mondo riprenda a girare tranquillo.

E sarà sempre Lei ad alzarsi per prima

e a darvi la mano per tirarvi su in modo da avvicinarvi al cielo, in quel cielo alto dove la sua anima vive e da dove, Signori, non la strapperete mai.

In piedi, Signori, davanti a una Donna.

 

La poesia di Cristina Torre Cáceres

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.

Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.

Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero.

Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia.

Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata.

Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli.

Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata.

Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.

Ti diranno che era giusto, che ero da sola.

Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele.

Ti diranno che ho vissuto, mamma,  che ho osato volare molto alto in un mondo senza aria.

Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.

Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte quanto ho volato in alto.

Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.

Perché lo so, mamma tu non ti fermerai.

Ma, per carità, non legare mia sorella.

Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.

Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.

Sono loro, saranno sempre loro.

Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.

Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.

Combatti perché possano urlare più forte di me.

Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.

Mamma, non piangere le mie ceneri.

Se domani sono io, se domani non torno, mamma distruggi tutto.

Se domani tocca a me voglio essere l’ultima.

 

Troverò la libertà di Wadia Samadi

Mi sveglio ogni mattina progettando la mia fuga.

Ma che ne sarà dei miei figli?

Chi mi crederà?

Chi mi darà una casa?

Passano gli anni e io sto ancora aspettando.

Quando finirà tutto questo?

Il mio trucco non copre il mio viso livido.

Il mio sorriso non nasconde il mio volto tirato.

Eppure, nessuno viene ad aiutarmi.

Dicono: andrà meglio.

Dicono: non parlarne.

Dicono: questo era il mio destino.

Dicono: una donna deve tollerare.

I panni sporchi si lavano in famiglia, dicono.

Quando finirà tutto questo?

Ancora una volta, trascina il mio corpo sul pavimento.

Mi soffoca e io lo imploro di non uccidermi.

Ancora una volta, pretende il mio silenzio.

Ancora una volta mi dice che non merito di vivere.

Ne ho avuto abbastanza.

Non voglio tacere.

Vivrò.

Troverò la libertà.

Tutto questo finirà oggi.

 

La vita di Frida Kahlo

Vorrei essere ciò che ho voglia di essere dietro il sipario della follia: mi occuperei dei fiori  per tutto il giorno; dipingerei il dolore, l’amore e la tenerezza, riderei di tutto cuore dell’idiozia degli altri e tutti direbbero: poverina, è matta.

(Soprattutto, riderei di me.) Costruirei un mondo che, finché vivessi, andrebbe d’accordo con tutti i mondi.

 

CONSIGLI DI LETTURA PER IL MESE DI NOVEMBRE

 

JULIA ALVAREZ “ IL TEMPO DELLE FARFALLE”

 

La storia delle quattro sorelle Mirabal, nome di battaglia Las mariposas – passate alla storia come le eroine della lotta di liberazione domenicana contro la terribile dittatura del generale Trujillo e assassinate in un’imboscata. Nate in una famiglia benestante e colta, le quattro ragazze rimasero sempre legate da un affetto complesso e profondo, nonostante le notevoli diversità d’indole e di destino. Nel 1999, in onore delle sorelle trucidate, lʼAssemblea generale delle Nazioni Unite designò il 25 novembre quale Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

*Disponibile in biblioteca

MICHELA MURGIA “STAI ZITTA”

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.

 

GINO CECCHETTIN “CARA GIULIA”

Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio. Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Il libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere. Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società. «Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».

 

MALALA YOUSAFZAI” LA MIA BATTAGLIA PER I DITITTI DELLE RAGAZZE”

Prima di diventare un’attivista famosa in tutto il mondo, Malala era solamente una ragazza pronta a combattere per tutto ciò in cui credeva. Ma in quella che un tempo era una pacifica valle del Pakistan, all’improvviso alle ragazze viene proibito di frequentare la scuola, e Malala mette così a rischio la sua vita per difendere il diritto a ricevere un’istruzione. In questa nuova versione ridotta del suo memoir, impreziosita da illustrazioni, un glossario e una cronologia, seguiamo la straordinaria storia di una ragazza che ha rifiutato di essere messa a tacere e che oggi condivide con i suoi lettori l’importanza di prendere posizione contro l’odio offrendo un messaggio ricco di determinazione e di speranza.

*Disponibile in biblioteca.

 

CATHY LA TORRE “NON È NORMALE. Se è violenza non è amore. È reato.”

Questo libro nasce dall’esigenza di ribadire che non è normale avere il telefono sotto controllo. Non è normale essere bersagliata di messaggi e chiamate da un ex. Non è normale ricevere avance sessuali senza aver dato il consenso. Non è normale subire pressioni su scelte e desideri personali. Insieme a Cathy La Torre impareremo a riconoscere quante e quali sono le (molte) facce della violenza, come fronteggiarle legalmente, a chi rivolgerci e come agire se pensiamo di essere vittime o testimoni di un abuso.

 

ROBIN NORWOOD “DONNE CHE AMANO TROPPO”

Perché amare diviene “amare troppo”, e quando questo accade? Perché le donne a volte pur riconoscendo il loro partner come inadeguato o non disponibile non riescono a liberarsene? Mentre sperano o desiderano che lui cambi, di fatto si coinvolgono sempre più profondamente in un meccanismo di assuefazione. “Donne che amano troppo” offre una casistica nella quale sono lucidamente individuate le ragioni per cui molte donne si innamorano dell’uomo sbagliato e spendono inutilmente le loro energie per cambiarlo. Con simpatia e competenza professionale Robin Norwood indica un possibile itinerario verso la consapevolezza di sé stessi e verso l’equilibrio dei sentimenti. Prefazione di Dacia Maraini

 

FRANCESCA SIRONI “CONTRO OGNI VIOLENZA SULLE DONNE”

Questo libro è uno strumento consultabile, internazionale, aperto, per rispondere nel merito agli stereotipi e ai luoghi comuni di chi minimizza le discriminazioni e la violenza di genere. Ma è anche un testo che racconta il cambiamento che c’è stato e quello che ancora deve avvenire, riportando esperienze e storie di lotte che possono diventare fari d’azione anche per le nuove generazioni.

 

MARSHALL B. ROSENBERG “EDUCARE CON LA COMUNICAZIONE NON VIOLENTA”

A scuola, come in altri contesti della vita quotidiana, vengono usati il premio, la punizione, il senso del dovere o il senso di colpa per ottenere i comportamenti desiderati. Marshall B. Rosenberg ci mostra che queste sono tutte strategie distruttive, che non portano alla soddisfazione dei bisogni dei protagonisti del processo educativo. La CNV consente di educare le persone ad agire non per paura o dovere, ma per scelta e per il piacere di dare col cuore; permette di dare all’energia vitale che è in ognuno di noi un senso costruttivo e di trovare soluzioni basate sul rispetto dei bisogni umani fondamentali, migliorando la qualità delle relazioni educative. La CNV permette di educare le persone a dare col cuore, a fare qualcosa per gli altri per il piacere di soddisfare i bisogni di ciascuno in modo cooperativo e costruttivo anziché per paura o dovere.

Destinatari

A Tutti

Costi

Evento Gratuito

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